Perché si sceglie di andare ancora a Teatro? A che serve il Teatro? Chi è il pubblico di oggi? E soprattutto sappiamo riconoscere il bello dal brutto? È un pubblico di talento che determina un teatro di talento. Ogni pubblico ha il teatro che richiede e gli svaghi che sceglie. Studiando la decadenza delle arti si comprende la decadenza dell’itera società. Il problema del teatro oggi è un problema culturale, un problema sociale e solo partendo dall’educazione del pubblico possiamo rispolvero.
Quando decidiamo di andare a teatro compiamo un atto di grande generosità. Ci accomodiamo nelle poltrone e attendiamo con curiosità l’attimo in cui le luci della sala si spengono e intorno si fa silenzio. Entriamo con garbo e in punta di piedi in un ambiente da esplorare scena per scena. Accogliamo l’atto creativo con attenzione, siamo disposti ad emozionarci, a ridere, a commuoverci, ci mettiamo in ascolto insomma, in empatia con gli attori, noi e loro come in uno stesso spettacolo.
E non merita rispetto tutta questa sensibilità? L’inchino che l’attore ci fa a fine spettacolo è proprio il suo ringraziamento per aver partecipato insieme a lui all’atto teatrale e il nostro applauso ne è la risposta che a sua volta induce un altro ringraziamento e così via … in un rituale che di rito ormai non ha proprio più niente perché ha preso il sapore di una pantomima, una menzogna di maniera, un artificio tra incompetenti.
Chi ringrazia chi, e per cosa? Perché rimanere due ore seduti su una poltrona, magari anche scomoda, a vedere qualcosa che non si comprende, strano, noioso o peggio ancora che consideriamo brutto? Perché un attore dovrebbe inchinarsi ad un pubblico che non lo capisce o che non lo apprezza?
Parliamone. “Per uno spettatore consapevole” .
Chi non sa non può scegliere, chi non sa si accontenta, chi non sa si inganna. Andando dietro “agli altri” si snaturalizza lo scopo solo e unico del teatro: l’elevazione! E si diventa complici di un imbarbarimento della società.
“Vorrei che il palcoscenico fosse stretto quanto il filo di un funambolo, cosicché nessun incompetente oserebbe metterci piede.” Questa non è mia, è di Goethe, ma io posso aggiungere che anche la platea dovrebbe ospitare spettatori esperti.